lunedì 6 aprile 2020

Lettere dal Lockdown


CRONACHE PANDEMICHE

Caro Carlo,
spero che ovunque tu ti trovi ti raggiunga questa mia missiva.
Non sono mai stata brava a contare, ma qui abbiamo superato il mese di lock-down, e chissà tra quanto se ne parlerà di tornare alla normalità.
Vorrei poterti dire che alla fine di tutta questa storia sarà cambiato qualcosa.
Ma la verità è che credo che le situazioni critiche mettano solo in rilievo ciò che siamo e che abbiamo scelto di essere.
Nemmeno in guerra si riescono a mettere da parte macchinazioni, meschinità e strumentalizzazioni.
Nemmeno in guerra l'egoismo soccombe dinanzi al bisogno del più debole.
E poi ci sono quelli che in punta di piedi mettono la loro vita al servizio degli altri, e lo fanno per sé stessi, perché lo credono giusto, non per ottener qualcosa in cambio.
Ma la lotta è impari, tu lo sai bene.


Mi manchi, amico mio. Mi manca il modo in cui mi riprendevi quando la malinconia di sognatrice delusa mi assaliva e mi stringeva le viscere. Mi manchi quando in un tuo abbraccio si scioglievano tutte le mie ansie e il mondo per un attimo spariva, e mi sentivo al sicuro, io piccolina.

Ho adottato un paperino. Se ne andava in giro tutto impettito, da solo per il prato. Chissà da cosa scappava, o cosa cercava.
Mi ha beccato la mano, è diffidente, testardo, rifugge ogni contatto. Ma mi fa morir dal ridere, con quel suo darsi un contegno...e invece pare uscito da un cartone animato, spaurito, buffo, di una tenerezza che ti conquista il cuore.
Mi ricorda me stessa.
Credo che a fine pandemia diventerò sorda: la musica a tutto volume nelle orecchie è l'unica maniera per filtrare quell'angoscia che a tratti mi prende e non mi lascia andare.
No, non è il lock-down: a pensarci bene è tutta la vita che sono in quarantena, chiusa nelle mie paure. Avevo un bisogno disperato di amare, e mi punivo perché non riuscivo a proteggermi dal male che gli altri mi facevano.
E quando mi veniva concesso, di amarli, io ringraziavo: di poter lasciare finalmente libera la diga dei miei sentimenti. Che buffo: ringraziavo di poter essere me stessa. Come se il mare si giustificasse di lambire la riva con le sue onde.
Ma la guerra semplifica le cose, pure i sentimenti.
E a dir la verità in questo gran guazzabuglio, l'unica cosa che emerge, inesorabile, importante, è che l'amore, se c'è, c'è.
Esiste, resiste, a prescindere dal casino in cui ti trovi.
A prescindere dalle distanze fisiche e mentali che vuoi metter tra te e chi ami.
E non hai bisogno di conferme: perché chi ami non è fuori di te.
E' dentro di te, nella parte più inaccessibile e profonda di ciò che ti appartiene.
Oh, lo so che mi diresti che finalmente ci sono arrivata, sento la tua voce calda e rassicurante che mi riporta a quando mi prendevi per mano, e indicandomi l'orizzonte mi dicevi di non aver paura perché nella tempesta avrei avuto con me la bussola per trovare la terra.
Ricordo che un giorno, prendendomi in giro dinanzi all'ennesima sfuriata che ti avevo fatto, perché tu idealista a volte mi sembravi scollegato dalla realtà, mi mostrasti il cielo brillante di stelle, e mi dicesti: "Quei puntini luminosi all'orizzonte sono solo sogni. A farli brillare è la tua capacità di continuare a vedere la magia in ciò che ti circonda,"
Ricordo che in quel momento una lucciola ti è volata sul naso. E che siamo scoppiati a ridere insieme, quanto eri buffo, in barba al tuo idealismo!


Non l'ho tradito, ciò che mi hai insegnato, sai. Non ne ho indovinata una nella vita, ma continuo ad accendere il cielo con la mia magia ogni giorno, pure se striscio per terra.
La guerra ti strappa via ogni difesa mentale: a volte mi sento come se qualcuno mi avesse strappato di dosso la pelle, e fossi a carne viva.
Come se il mio cuore si trasformasse in milioni di minuscoli coriandoli, dispersi nel vento.
Allora mi guardo intorno alla disperata ricerca dell'essenziale.
Così ieri, mentre portavo fuori Etna davanti al marciapiede di casa, ho cominciato a fotografare i boccioli che erano spuntati.
E' stato un modo per riappropriarmi della vita.
E in quel momento ho sentito ricomporsi il mio cuore, come un film girato al contrario.


A volte, ti sento, nel vento. Mentre la mia fantasia immagina le margherite ondeggiare raccontare di fiabe di fate.
O mentre osservo la vita scorrere intorno a me come dentro a un film, di cui io sono la voce narrante.
Allora arriccio il naso, e sento la tua barbetta ispida che mi sfiorava le rare volte che mi abbracciavi, tu schivo. E se ti dicevo che ancora non mi bastava, che avevo bisogno per una dannata volta di perdermi, in quell'abbraccio, tu mi rispondevi che l'amore vero va oltre ogni gesto fisico, è metafisico, è viscerale. E mentre lo dicevi mi stringevi più forte, per accontentarmi, e la tua barba mi graffiava le guance.
A volte mi pare ancora di sentirla quella sensazione.
E nel toccarmi le guance, mi dico che tu avevi ragione, e che nessun abbraccio potrà mai eguagliare ciò che abbiamo nel cuore.
Allora prendo il respiro e soffio nel vento la magia che ho nel cuore. Ovunque tu sia spero che ti raggiunga.
A presto!
Tua Valeria 

domenica 28 agosto 2016

Sognando la Sicilia...

 
Impossibile descrivere cos'è la mia terra per me.
È l'alfa e l'omega, il principio e la fine.
È la felicità pura e il dolore più assordante.
È la parte più visc
erale e bella di me.
La mia terra è perfezione grezza e poesia.
È il miracolo della vita, che non si rassegna a lottare per dire : "Io esisto !"
È la mia gente. Testarda, orgogliosa, ferita ma invitta, perché non si arrende al destino, anche quando la porta lontano.
É il mio paradiso ed il mio inferno. È la mia anima che vola lontano cercando il suo lato spirituale.
È il mio istinto, che prepotente segue una forza primordiale, che lo mette in contatto empatico con la parte più genuina del mondo.
È amore e odio, nostalgia e struggente malinconia.
È lo specchio dei miei desideri e dei miei rimpianti.
È passione, straziante disperazione, speranza da sognatrice e voglia di riscatto.
È un cordone ombelicale che non si staccherà mai. Perché da esso, io ho ricevuto, e ricevo, la vita.
 
 
Nella foto : le Isole Ciclopi, dove dominano i Faraglioni di Acitrezza, a 9 km da Catania.
Narra la leggenda, che i faraglioni e gli altri scogli siti di fronte ad Aci Trezza siano le pietre scagliate dal ciclope Polifemo contro Ulisse in fuga, come narrato nell'Odissea di Omero.
In realtà, i Faraglioni, sono formazioni rocciose di origine magmatica, sorti dal mare in seguito a imponenti movimenti di innalzamento che, 600.000 anni fa, quando si formò l'Etna, fecero affiorare isolotti e isole precedentemente formatisi in ambiente sottomarino.
Erano vent'anni che non ci tornavo, io ci sono arrivata al tramonto, e ho visto uno spettacolo mozzafiato, peccato che le foto rendano poco, anche perché da noi in Sicilia il tramonto non è sul mare.
Per la loro bellezza le isole Ciclopi sono servite da scenario nel capolavoro letterario di Giovanni Verga, I Malavoglia; sono state, inoltre, set cinematografico del film La terra trema di Luchino Visconti, premiato al Festival di Venezia nel 1948.
 
Per saperne di più :
Area Marina Protetta Isole Ciclopi
 
Foto :
Valeria Ronsivalle   
 

martedì 23 agosto 2016

BEN L'AGGIUSTASOGNI

Ai margini della coscienza...
nel posto più segreto del tuo cuore, c'è un antro colmo di luce, ove tutto è irreale.
Lì la tua anima si quieta dopo la tempesta, lì ogni pensiero tace....

Lì puoi esser bambino, vecchio, Peter Pan o Ulisse, quel che ti pare.
E ti senti al sicuro, come quando non avevi responsabilità e tutto era magico, e non v'era il "nonostante".

E' il regno del sogno,
dove i frammenti di te, dispersi nel reale nel momento in cui sei nato, si ricompongono per incanto e ritorni a volare.

 Un tempo eravamo déi. Ma fummo puniti per troppa cupidigia, e da allora, ogni volta che nasciamo,

la nostra parte più vera e pura si disperde e viene meno la dimensione essenziale.
Ma ai margini della coscienza, nel regno del sogno... lì possiamo rifugiarci per ritrovar quei frammenti di noi stessi perduti, la cui mancanza ci toglie il fiato.


Ora, accade, talvolta, che il sogno vada storto, e la ricerca non porti al tesoro cercato.
Allora lo senti arrivare, lo riconosci da un particolare:
un bottone, una mano, un profumo, un soffio di vento, un battito d'ali.
E' Ben l'aggiustasogni, il custode dell'antro dei sogni, ti aiuterà a volare.
Magari lo farà riportando alla coscienza un ricordo sopito da anni.
Oppure facendo risaltare un particolare.
Facendoti sognare una vecchia amica.
O semplicemente facendoti sentire al sicuro, come quando eri bambina, e sapevi che niente ti poteva toccare.
Ma in un modo o nell'altro ti farà ritrovare quella parte di te che per te è essenziale.


Magari Ben prenderà la forma del papà che hai perduto.
O di un vecchio amico a cui vorrai sempre un bene infinito perchè gli hai regalato la parte più bella di te.
O di un cane. Che ti ha fatto sperimentare l'amicizia senza nulla in cambio.
O di una mamma, che sarà con te in eterno, anche se adesso non è più mortale...

Ma Ben l'aggiustasogni ti prenderà per mano, e ti aiuterà a volare.

Quindi, se mentre dormi e sogni all'improvviso ti senti invaso dalla serenità, come quand'eri piccolo e la mamma ti addormentava, fai attenzione : sei nell'antro dei sogni.
E in un angolo, quando e dove meno te l'aspetti, potresti incontrare Ben l'aggiustasogni, pronto ad aiutare."


Nota : Questa favola nasce in un modo strano. Infatti, per la prima volta nella mia vita, l'ho sognata. Ho sognato Ben l'aggiustasogni, il suo volto, e la fiaba.

Buon sogno a tutti !

venerdì 22 luglio 2016

La leggenda delle lucciole scintillanti - Fata Martina e la magia dei sogni dei piccoli umani

Tanto ma tanto tempo fa, così lontano da non ricordarsi a memoria umana.
Così lontano da essersi perduto nei meandri dei labirinti dei sogni, vi fu un tempo in cui gli esseri umani e creature magiche vivevano sotto lo stesso regno, governati dalle forze della natura.
L’armonia regnava, mentre un pittore invisibile creava albe e tramonti in cui, come la trama di una tela, sfumature di luci e ombre si fondevano in un'energia ancestrale, in cui ogni essere vivente ogni giorno veniva al mondo e in essa rinasceva.
 
Le foglie del vento dipingevano arabeschi tra l’arancio e il dorato, quel pomeriggio, ed il bosco con quest'antica danza celebrava l'autunno, in una coreografia che toglieva il fiato e riconciliava con la vita.
Fata Martina si guardò intorno : ancora le mancava un ingrediente per poter tornare a casa. Un ingrediente appena, e la pozione per Fata Vaniglia sarebbe stata pronta.
Aguzzò gli occhi : tra un cespuglio di more e una pianta di melafragola, era rotolata a terra una lillarancia.
Certo, era piccolina, e sarebbe dovuta ancora maturare un poco, ma la nonna sarebbe di sicuro riuscita a ricavarne il succo necessario alla pozione. 
 
Tutto il Bosco Incantato era in fermento: il tempo finalmente era arrivato ! 
  Come, che tempo ? Nuove fatine aspettavano di nascere, e la natura tutta si preparava al miracolo della vita : le querce maestose si ergevano dondolando, a protezione del Prato dei Desideri Erranti, in cui migliaia di minuscoli fiorellini, ognuno con una sfumatura diversa, danzavano facendo vibrare i propri petali creando una sinfonia che arrivava oltre le nubi, oltre l'orizzonte, fino a Dio.
Ognuno di quei fiori conteneva una piccola fata, che sarebbe venuta alla luce al tramonto. Ma prima... prima bisognava che tutto fosse pronto.
"Dove si sarà cacciata quella benedetta bambina ?" si chiese Fata Vaniglia accigliata aggiustandosi gli occhiali che non si decidevano a starle sul naso.
"Prima o poi mi farà venire un acciderbolissimevolina borbottò a mezza voce.
E poi, a gran voce : "Su, che non c'è tempo ! Che qualcuno vada in cerca di Fata Martina ! E voi, Messer Castoro, a che punto siete con le culle ? Forza, che stanno per nascere! E anche voi, Miss Rondinella, dovreste star meno a pavoneggiarvi con Sor Pettirosso e sbrigarvi a ricamare il velo per le culle delle piccole fate ! E le madrine ? Dove stanno le madrine ? Possibile che debba pensare a tutto io?"
 
Insomma, tanto s'agitò, che mancò poco che cadesse dalla balaustra della Quercia Madre, e al Signor Pavone per lo spavento s'imbiancò la cresta, il che, detto tra noi, ben gli stette, visto che passava praticamente tutto il giorno a dirsi :"Come son bello!" 
 
E Fata Martina ? Dunque, l'avevamo lasciata nel bosco, dopo aver trovato l'ingrediente finale per la pozione di Fata Vaniglia. Ma a che serviva la pozione ?
Dovete sapere che le fatine, nel momento in cui vengono al mondo, hanno le ali imbrigliate nel loro bozzolo. Ecco, la pozione serve a liberarle da ciò che impedisce loro di volare, e a far dispiegare loro le ali.
"Accidenti, sono in ritardo come al solito, stavolta nonna per punizione mi chiuderà nella sala dell'acquolina in bocca, e io che sono una golosona soffrirò come una disperata, ecco!"- borbottò Fata Martina incespicando in una siepe di erba viperina.
"Porc...acciderbolina !" mormorò la bimba, ricordandosi di essere una fatina educata.
 
"Mannaggia a me e alla mia tontoloneria, sono un disastro. Ma come si fa a non incantarsi davanti alle rocce cangianti, o ai fiumi di miele di nutella ? O alle farfalle arcobaleno ? Martina, sveglia, che è tardi, affretta il passo !", mormorò parlando a se stessa.
E così facendo, per accelerare il passo cominciò a saltellare.
Ma nel farlo non si avvide che un cespuglio nascondeva un buco tra le rocce.
Mise il piede in fallo e cadde dentro la fessura, perdendo conoscenza.
 
Dall'altra parte di Terra di Laggiù, Fata Vaniglia si accorse che qualcosa non andava : la Quercia dei Presagi ondeggiò violentemente, e un forte vento percosse l'aria, sollevando ogni cosa.
"Presto, che qualcuno vada a cercare la Fata Bambina !", urlò Fata Vaniglia con il cuore in tumulto per l'infausto presagio.
Tutto il Regno fu in allarme, e per un attimo regnò sovrana la confusione : mancava solo un'ora alla nascita delle fatine, e non era ancora pronta la pozione.
Si riunì il Gran Consiglio, e fu deciso che elfi e gnomi, scavezzacollo di natura, sarebbero andati alla ricerca della Fata bambina.
Mentre le fate Madrine, i maghi e i bambini sotto i 5 anni, (i soli umani che riuscivano ancora a praticare la magia), sarebbero rimasti a presidiare il Prato dei Desideri Erranti, ove sarebbero venute al mondo le fatine.
 
"Martina ! ", urlavano a gran voce i messaggeri mandati nel bosco. Mentre ogni falco del regno aguzzava la vista per scorgere la bimba perduta, e squadre di unicorni alati setacciavano ogni dove.
 
Cominciava a calare il sole a Terra di Laggiù, ma della fata bambina non v'era ancora traccia.
Martina giaceva, svenuta, in fondo a una rupe, nascosta da un fitto cespuglio di rovi.
Fu trovata dall'esercito delle formiche rossoblu, comandate dal Generale Ken (della nobile casata dei Yes Oui), che, per svegliarla, le mordicchiarono un piedino.
"Svegliati, Martina !". urlarono in coro 65.000.000 di formichine in assetto da guerra. "Svegliati, dobbiamo uscire da qui !", le urlarono ancora.
 
Un vento gelido sferzò il cielo e giunse fino all'antro in cui giaceva la fata bambina.
Martina aprì gli occhi debolmente, e con voce flebile mormorò : 
  "Io non ho alcuna speranza di farcela, ho una gamba incastrata sotto una roccia, e le forze mi stanno abbandonando. Ma le fatine stanno per nascere, e solo voi potete salvarle, dovete portare l'ingrediente magico per ultimare la pozione." 
  "Ma, non ci passerà mai sotto quei rovi !" - protestò il Colonnello Sempre Pieno, così chiamato in maniera ironica per il suo famoso ottimismo.
"Battaglione, fatevi largo, spostiamo i rovi!", urlò il Generale Yes Oui Ken, che con il suo entusiasmo sarebbe riuscito a fare qualsiasi cosa.
Fu così che il frutto di lillarancia fu portato su, attraverso le rocce, via per il bosco, fino al Prato dei Desideri Erranti, ove Fata Vaniglia finalmente poté completare la pozione. 
 
  Il sole adesso era quasi calato, e luci e ombre si fondevano in un'energia ancestrale, in cui ogni essere vivente ogni giorno veniva al mondo e in essa rinasceva.
Nel Prato dei Desideri Erranti, le piccole Fate venivano al mondo, ed ogni minuscolo fiore danzava, e dalla danza si liberava una fatina, che, spiegando le ali, si elevava al cielo, emettendo una luce.
Nel Bosco incantato, una piccola Fata moriva, dando la sua vita perché le compagne potessero viver la propria.
"Sta morendo", singhiozzò Fata Vaniglia, in contatto empatico con la nipotina.
"E' sempre più flebile, i soccorsi non arriveranno mai in tempo"- urlò disperata.
 
Il pianto straziante della nonna fu udito da uno dei bimbi presenti al prodigioso evento, che bisbigliò qualcosa ad un altro bimbo, che lo disse ad un altro ancora, finché si presero tutti per mano.
Fu allora che accadde la magia, l'inspiegabile, il miracolo, insomma, chiamatelo come vi pare : Migliaia di fate appena nate si librarono nel cielo, e, sbattendo le loro ali appena spiegate, cominciarono a pulsare.
Il buio lasciò il posto alla luce, e fu come se migliaia di stelle avessero illuminato il cielo.
"Cosa succede?" chiese Miss Rondinella a Sor Pettirosso.
"Le vedi quelle luci che pulsano nel cielo ?"
"Sono le fate appena nate no? luccicano come... ecco, le chiameremo "lucciole" -riprese Miss Rondinella.
"Davvero non lo sai ?- rispose il Pettirosso- le fate non sono altro che i sogni espressi dai bambini.
Quindi, la prossima volta che vedi una "lucciola", sappi che da qualche parte nel mondo c'è un bimbo che sogna." "Ohhhh !!!" rispose Miss Rondinella, e nel frattempo si commosse.
 
Migliaia di lucine intermittenti illuminarono a giorno il cielo di un Bosco incantato, mentre i sogni dei bambini arrivavano fin sotto i rovi, dove giaceva una piccola fata.
Martina aprì gli occhi, e le sembrò di sognare. "Devo già essere morta" si disse.
Mentre un esercito di indomite formichine, guidate dal valoroso Generale Yes Oui Ken riusciva a liberarle la gamba, dopo aver forato la roccia. 
  "Presto, la pozione!" - urlò Gnomo Mago all'aquila che si era calata nella fessura.
L'aquila reale aprì delicatamente la bocca alla fata bambina, e le fece scivolare dentro alcune gocce di un misterioso liquido. Quindi, un liocorno arcobaleno trasportò la fata fino al Prato dei Desideri Erranti.
 
Mentre il Regno intero di Terra di Laggiù festeggiava la magia appena avvenuta, Miss Rondinella, ormai definitivamente andata a meta con Sor Pettirosso, mormorava, con voce soavemente cinguettante :
"Ma un'ultima cosa me la dici ? Anzi due :
1. Che sarebbe successo se l'ingrediente magico non fosse arrivato in tempo per la nascita delle fatine?
e 2. Cosa c'era nella pozione che l'aquila ha dato a Fata Martina e che le ha salvato la vita ?" 
 
  "Mon chéri- rispose Sor Pettirosso gonfiandosi il petto di saccente orgoglio- hai ancora molto da imparare, ma hai trovato un ottimo maestro.
In realtà la risposta alle due domande è pressoché la stessa. Se l'ingrediente magico non fosse arrivato in tempo per la nascita delle fatine non sarebbe cambiato nulla.
Ma perché potessero spiegare le ali, le fatine, dovevano credere che fosse possibile, e i bambini dovevano credere che i loro sogni fossero realizzabili.
E sai che c'era nella pozione che l'aquila ha dato a Fata Martina e che le ha salvato la vita ?
Oh, c'era un ingrediente magico, a volte molto difficile da trovare: si chiama "Fiducia in se stessi."
Vedi, mia cara- concluse Sor Pettirosso cingendo con le ali la sua amata-
"Tutto ciò che è pensabile è possibile". L'ho sentito dire una volta a un grande mago, un umano che ha una dote rara : nonostante sia cresciuto è riuscito a restare bambino dentro. Dev’essere per questo che riesce a creare ancora la magia. Eh, dote rara, mia cara, dote rara..." 
 
  C'era una volta... e forse c'è ancora... un bambino, o forse più d'uno che in qualche parte del mondo sogna.
Così, se doveste capitarvi di avvistare le lucciole, attenti... potreste imbattervi nelle fate che danno vita ai sogni dei bambini ! 
 
Addì 17 luglio 2016
Affettuosamente vostra, 
Donna Iacinta 
 
 

lunedì 2 maggio 2016

Con gli occhi di una madre...

 
Un giorno gli Angeli andarono da Dio,
e gli chiesero un'immagine,
che sarebbe servita agli uomini per ricordare l'amore vero.

 Egli allora creò il tramonto.
E nelle sfumature rosse e piene di passione,
vi mise tutto l'amore, infinito e immortale,
che una madre prova per il proprio figlio.
L'amore che smuove le montagne e supera ogni cosa.
 
Anche l'impossibile.
E perché questo non fosse dimenticato,
fece sì
che il miracolo si ripetesse ogni giorno...
 
A mio figlio...
2 maggio 2016 
Valeria

sabato 30 aprile 2016

La vera storia dell'Amore vero

 
 
Nascosto tra le pieghe del tempo, c'era l'amore vero.
Brillava di una luce pura, così abbagliante da mozzare il fiato. E in esso ogni cosa si rifletteva, e assumeva tutte le sfumature dell'arcobaleno, tante quante le forme che esso può assumere.
Ma tale bellezza causò l'invidia e l'avidità di chi vede il mondo in bianco e nero.
Fu deciso, allora, che, per proteggerlo, l'Amore vero avrebbe assunto la forma di una perla, racchiusa in una conchiglia, e sarebbe stato nascosto neg
li angoli più remoti del pianeta e nella parte più intima e inconscia di ciascuno degli uomini.

Da allora capita che ogni tanto la splendente energia che esso emana, faccia capolino qua e lá per il globo.
Magari la scorgerai nascosta sotto il manto del mare,
che in quel momento sembra una culla trapuntata di diamanti.
...O nel cielo,
tra le stelle di una costellazione, che unite formano la figura di un mitico guerriero.
O nei silenzi di un territorio inesplorato,
dove riuscirai a guardare in te stesso e a vedervi cose che non t'aspetti.

 Troverai il riflesso di quella perla nello sguardo di una madre, mentre osserva il suo piccolo con tutto l'amore del mondo.
Negli occhi di chi ha perso tutto al mondo, se non la propria dignità.
O nell'espressione dolce e decisa di chi dedica il proprio tempo agli altri, umani o animali poco importa.
Ovunque meno te l'aspetti,
l'amore vero sarà lì, basta che tu lo voglia vedere.

E ricorda sempre : è un dono.
Inestimabile, prezioso. Perchè è la traccia inconfutabile che un giorno eravamo dei.
E per un attimo, solo per un attimo, ogni volta che lo riconosceremo, quella luce ritornerà a brillare come una nuova fiamma che ci farà rinascere e darà un senso alla vita.
 
30 Aprile 2016,
Valeria

venerdì 22 gennaio 2016

Un gioiello di rugiada per la regina Matilde...

Mi si chiede, dunque, che fine aveva fatto il ventaglio che una bimba perduta portava con sè nel viaggio.
Eccovi serviti, e per raccontarvelo comincerò da qui :

C'era una volta,
in un regno lontano lontano,
oltre le praterie dei fiori senza nome. Oltre le valli delle mura scintillanti al sedicesimo minuto prima del tramonto.
Oltre la città dei campanelli squillanti ( e di conseguenza dei ciambellani saltellanti senza posa ).

C'era una volta, ove nessun pensiero umano poteva mai arrivare,
una regina bella e da sempre sfortunata.Perchè, dalla nascita, non le riusciva di cantare in alcun modo,
e non v'era dottore, o esperto, o rituale,
che potesse risolvere il problema alla bella sovrana.

Ed erano stati indotti bandi. E promesse ricompense,
fino ad arrivare alle Terre Selvagge, laggiù, fino ai confini con la Terra degli Uomini.
E consultata persino l'Orchestra dei 7 Cieli Tuonanti, quella in cui, con le note provenienti dagli aerei che infrangevano il muro del suono, era stata suonata la Melodia delle note rimbalzanti.
Detta così, lo sanno pure i bambini, perchè ogni ventottoquindiciseitrentesima parte della partitura, una nota veniva sparata da un cannone apposito contro una nuvola, ed essa rimbalzando, per la famosa legge di Murphy, produceva il tintinnio di due tazzine nello scantinato cinese della vicina di mia zia in Via dello zufolo guasto numero 31.

Ora, come ben sapete, ogni anno, all'imbrunire del tredicesimo mese dell'anno, la fanciulla che completava il quindicesimo anno di vita, ricevendo per corredo di viaggio gli occhiali da sole per poter piangere comodi ovunque ci si trovi, ed un ventaglio, iniziava il cammino verso Città Sfiorata, ove avrebbe ricevuto il battesimo del perduto amore.

Solo che a volte il destino ci riserva sorprese inaspettate... e te le mostra attraverso eventi che mai t'aspetteresti. Al punto tale, che poi ti svegli e ti stropicci gli occhi, e ti chiedi se hai sognato. E scopri che il sogno, in realtà, è la parte dell'arcobaleno ove riponi speranze inconfessate. E nel momento in cui hai il coraggio di sognare. Ecco, proprio in quell'istante sta muovendo i primi passi una fata che inizia a camminare.

Per tagliar corto, mentre la bimba iniziava a camminare, giunse a tutti la notizia....

Continua...
;)