venerdì 13 febbraio 2015

A naso in sù





"Il cielo .... non dimenticarti mai di guardare il cielo ! "
urlò l'uomo alla ragazza
che usciva frettolosa dalla stanza,
nascondendo furtiva le lacrime che uscivano copiose irrigandole le guance.
 
Una fitta pioggia avvolgeva la pineta,
e il mondo sembrava quasi ovattato,
come in un silenzio surreale.
Come se qualcuno avesse tolto d'improvviso l'audio,
e le figure si movessero mute,
su uno sfondo dipinto da un pittore.

Lampi accecanti infocavano l'orizzonte,
illuminando ora, quelle case lontane,
adesso, i filari degli alberi che, scossi dal vento,
sembravano quasi prender vita.
 
Nel buio della sua soffitta Julia volgeva gli occhi al cielo,
ma un dolore sordo le soffocava il cuore,
fino quasi a mozzarle il respiro,
mentre singhiozzi violenti le percuotevano il corpo,
fino a sfinirla.
Pianse fino a non aver più lacrime,
mentre fuori la tempesta infuriava implacabile,
abbattendosi sul piccolo borgo.
 
Aveva deciso di smettere di lottare,
quel vecchio testardo,
che così tanto le aveva insegnato della vita.
E si era lasciato andare poco a poco fino a spegnersi,
come un fuoco i cui tizzoni si sono consumati a forza di bruciare,
lui, così forte e pieno di vita,
piegato in due da una malattia che a nessuno perdona.
L'aveva chiamata a sé,
in quel pomeriggio gelido d'un inverno che pareva non volesse più finire.
E con lo sguardo carico di chi,
solo,
ha capito il senso vero di ciò per cui val la pena sognare,
e nei cui occhi in cui v'era concentrato tutto l'amore del mondo,
l'aveva salutata.
E per l'ultima volta le aveva regalato quiete perle di saggezza,
cibo per l'anima,
e ristoro per il cuore,
mai sazio di tepore.
 
"Papà! "
mormorò,
stringendosi addosso il piumone cucito col patchwork,
che lui le aveva fatto confezionare appositamente da una sarta locale.
 
Fuori la tempesta si era placata,
e il borgo riprendeva a vivere,
prima della quiete della sera.
Julia aprì la finestra della soffitta,
e rabbrividì per l'aria gelida che le sferzò il viso.
Aveva bisogno di sentirsi viva in quel momento,
aveva bisogno di sapere che,
anche quando lui non ci sarebbe stato più,
la sua vita sarebbe continuata lo stesso.

"Vorrei poter fotografare il mio respiro che col freddo assume forma e colore quando soffio,
- mormorò -
come se all'improvviso,
 nel rigore invernale, la vita si palesasse col suo calore ."


"Il cielo ! Non dimenticare di guardare verso il cielo !"
le ricordò un'immagine fragile e nel contempo immortale
che le apparve dinanzi,
visibile solo agli occhi del cuore.
 
E si sovvenne di quando, bambina,
lui l'aveva portata al Rifugio della Madonnina della ginestra,
6 ore a piedi,
ma lei, indomita,
pur col male ai piedi non s'era ribellata.
E l'incredibile vista di cui aveva goduto della valle.
E la fame !
E mentre sbocconcellava pane e salame,
che il padre le aveva portato,
era spuntato per magia un capriolo,
che s'era avvicinato,
avido di cibo,
mai troppo abbondante.
Era stato allora,
che l'uomo,
indicandole l'orizzonte,
le aveva lasciato la sua più grande eredità
:
la sua visione del mondo.
E Julia,
in quel momento,
aveva capito che la sua vita senza quel vecchio brontolone
non sarebbe stata più la stessa.
 
Chiuse gli occhi,
e tentò di acchiappare tutti i suoi ricordi,
uno ad uno,
come tessere di un mosaico,
per ricomporre la scena.
 
Quel giorno,
al rifugio della Madonnina l'aveva chiamata a sé,
e con fare solenne,
le aveva rivelato
:
Sai perché stamani siam venuti proprio qui ?
Julia aveva dondolato la testa,
a dir di no, che non lo sapeva.

Perché, cara bambina,
questo rifugio è intitolato alla Madonnina della ginestra.
E la ginestra è il fiore che cresce nei terreni più ostili e brulli che possano esistere.
E nonostante questo,
si eleva verso il cielo,
e sparge la sua bellezza e il suo colore sulla Terra,
e ciò facendo, si distingue dagli altri,
e fa la differenza.
Ricorda :
nella vita,
chi più,
chi meno,
siamo tutti ginestre,
impegnati come siamo a sopravvivere al quotidiano.

Sta a noi fare la differenza.
E per farlo,
l'unico modo è avere il coraggio di guardare in alto,
verso il possibile.
E non nasconderci dietro paure e mancanza di certezze.
Ci saranno sempre,

ostacoli e difficoltà.
Sta a noi trasformarli in gradini verso l'arcobaleno.


Non capisco-
aveva detto la bambina.
Capirai poi-

aveva concluso l'uomo.
E dopo averla stretta a sé,
le aveva messo tra le manine una piccola ginestra,
appena raccolta.

Julia si riscosse,
un brivido la percosse da capo a piedi,
e la ragazza si diresse verso la cucina.
Aprì delicatamente un libro,
e da una pagina ingiallita tirò fuori un fiore delicato e apparentemente fragile,
miracolosamente conservatosi negli anni.

Papà....
mormorò.
E un'ondata di dolore la travolse di nuovo,
fino a farla crollare,
rannicchiata su se stessa,
sul divano,
avvolta solo dal gatto,
che, come se percepisse lo scoramento della padrona,
continuava a farle le fusa,
strusciandosi contro le sue mani.

Dormì come non aveva mai fatto prima.
come ad annullarsi in un sonno pacificatore e senza sogni.
Poi si riscosse.
Non sapeva neppure che ora fosse,
né quanto avesse dormito.
Sapeva solo che ora era in grado di affrontare ciò che la aspettava.
Con la mano cercò a tentoni il cellulare,
per guardar l'ora
:
le quattro e quarantacinque del mattino.
Tra poco sarebbe sorto il sole.
Si preparò un the nero bollente,
sarebbe andata in ospedale appena possibile.
Fuori, la luce si faceva spazio nell'oscurità,
e timida colorava l'orizzonte.
In un angolo del cielo,
Orione,
con i suoi misteri e la sua spiritualità,
ricordava a Julia incontri d'anime,
a lungo sognati e mai immaginati.
Nubi multicolori avvolgevano la luna,
e la soffitta tutta era carica di una magia surreale.
Inciampò nel filo del pc,
che giusto a caso era stato lasciato in mezzo ai piedi.
Si era ustionata.
Corse nel bagno a cercare lo spray di medicazione,
e nella fretta urtò la mensola antistante il bagnetto.
Nascosto tra testi di arte e fotografia,
vi era un piccolo pacchetto,
che con l'urto cadde a terra.

Si chinò a raccoglierlo : vi era scritto sopra il suo nome.
Una copia del "Piccolo Principe" in francese.
"Buon compleanno, bambina.
Leggilo, rileggilo,

e poi dimmi cosa ne pensi.
Ti voglio bene,
papà."

"Cosa penso ?
 - mormorò Julia stringendo con forza il libricino tra le mani-

Penso che mi hai presa per mano in un momento in cui ero sola e senza nessuno e mi hai amata,
come solo un padre può fare,
senza nulla chiedere in cambio.

 Penso che mi hai mostrato modi diversi di guardare alla vita, rammentandomi sempre che è da se stessi che bisogna partire, per rendere il mondo un posto migliore.


 Penso che da te ho imparato a cercar me stessa in un paesaggio inaspettato, in una nota di sottofondo di una melodia, nello sguardo tenero di chi si è perduto e vuol tornare a vivere.


 Penso che mi hai fatto esplorare orizzonti sconfinati, mostrandomi nel contempo i pericoli derivanti dall'arroganza nel sentirsi padroni di essi.


 Penso che mi hai lasciata libera di sbagliare. E nel frattempo eri lì, vicina a me, tendendomi la mano per appoggiarmi a te e farmi guidare se avessi avuto bisogno di correggere la rotta.


 Penso che mi hai insegnato ad esser vera, a costo di pagarla, e che senza correttezza e lealtà, si è uomini solo a metà.


 Penso che da che mi hai stretta tra le braccia per la prima volta, in quel giorno di pioggia in cui sono rinata, hai smesso di vivere per te, e sono stata l'unica ragione della tua vita.


 Penso che mi hai insegnato che la felicità è fatta di piccoli passi, musica nel cuore e nenie mormorate.


 Che il cielo,

è il luogo di capitani coraggiosi e vascelli fantasma.
Di avventure magiche,

e di polvere di fata che scivola giù in una notte d'agosto, accendendo come scintille gli occhi di chi si ostina ancora a sognare.

 E penso, che anche se mi hai adottata, non avrei potuto sentirmi più amata
."

Infilò il cappotto per uscire,
ma appena sotto la porta,
una pioggia gelata le arrivò addosso.
Ma... cosa ?
mormorò.
E nel farlo alzò gli occhi verso il cielo,
a naso in sù.
E fu allora che la vide.
Una meravigliosa e brillante stella cadente.
Che con la sua coda trapuntata di luci,
come lacrime che sembravano diamanti,
percorreva tutto l'orizzonte che nel frattempo cangiava colore.
E mentre il cielo si colorava di rosso fuoco,
in un'alba infuocata senza eguali,
le ricordava la meraviglia della vita,
e senza saperlo,
le regalava la speranza di tornare a volare.

All'amore in ogni sua forma,
13/02/2015
Valeria

 

 

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